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Tracciamento dati: lo stai facendo nel modo giusto?
I numeri sono il GPS del decision making: preziosi, ma solo se accurati. Trovare quelli strategicamente rilevanti è questione di metodo.
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I numeri sono il GPS del decision making: preziosi, ma solo se accurati. Trovare quelli strategicamente rilevanti è questione di metodo.
Non esiste decisione strategica che attualmente non passi dai dati. Eppure, nonostante piattaforme di analytics e campagne di marketing siano per gran parte delle business line un investimento con cui fare i conti a fine anno, non sempre la qualità dei numeri acquisiti è soddisfacente.
Raccogliere dati non basta: serve un’implementazione corretta, basata su standard di qualità, validazioni regolari e una governance solida. In assenza di queste condizioni, gli errori si propagano a catena: KPI distorti, funnel mal interpretati, decisioni errate e user journey ottimizzati sulla base di insight fuorvianti.
In un ecosistema ipercompetitivo, trascurare un’architettura di tracciamento robusta e scalabile è fuori discussione. Quindi tanto vale farlo seguendo le best practice del settore.
Marketing, vendite, prodotto e customer experience, non esiste area che un buon dato non possa migliorare. Ma quali sono i principali vantaggi?
Navigare a occhi bendati non è mai una buona idea, tantomeno può essere considerata una strategia.
Data-Driven non significa usare i dati come conferma a posteriori, ma metterli al centro del processo decisionale. I numeri diventano la base su cui validare ipotesi, identificare nuove opportunità di crescita, anticipare i trend e rispondere in modo proattivo ai cambiamenti. Per orientarsi rimanendo in acque sicure, i dati sono la miglior bussola.
L’analisi dei flussi di navigazione all’interno di siti o app è un punto di partenza strategico. Consideriamo, ad esempio, la funzione di ricerca interna: se dai dati emerge che molte ricerche non restituiscono risultati, è possibile intervenire suggerendo contenuti alternativi o migliorando l’indicizzazione dei prodotti. Il risultato? Un’esperienza utente più fluida e tassi di conversione più alti.
Avere KPI chiari e tracciati in modo preciso permette di monitorare ogni fase del funnel e agire su ciò che davvero conta. Se, per esempio, l’obiettivo è aumentare il numero di richieste da form contatto, ma non si è tracciato correttamente l’invio effettivo, ogni dato a valle sarà falsato.
Senza dati affidabili, anche la migliore strategia media è cieca. Disporre di un modello di attribuzione accurato – che tenga conto delle conversioni reali e non solo dei click – è fondamentale per valutare il contributo effettivo di ciascun canale e allocare di conseguenza il budget in modo ottimale.
Quando parliamo di target, spesso ci riferiamo a un pubblico ampio e generico, basato su fattori come età, genere o area geografica. Seppur utile in alcune situazioni, è un approccio che rischia di risultare vago. I segmenti, al contrario, identificano comportamenti, interessi o esigenze comuni.
In sintesi, segmentare significa parlare direttamente a chi è interessato e personalizzarne l’esperienza, anziché disperdere risorse su un pubblico troppo generico.
Immagina di tracciare il funnel d’acquisto e scoprire che la maggior parte degli utenti abbandona nella pagina di checkout. Potrebbe esserci un problema tecnico, un errore nella UX o un elemento che genera sfiducia. Senza tracciamento, tutto questo resta invisibile.
Molti credono di avere tutto sotto controllo, salvo poi scoprire – tardi – che i dati raccolti non riflettono la realtà. Report vuoti, numeri incoerenti, campagne senza attribuzione. Avere strumenti di analytics attivi non garantisce dati utili o affidabili: è la qualità dell’implementazione che fa la differenza.
Spesso si dà per scontato che tutto funzioni, ma bastano piccoli errori tecnici per minare la qualità dell’intero ecosistema di tracciamento.
Ecco alcuni degli errori più frequenti che incontriamo quando i dati sembrano esserci, ma non parlano davvero.
Senz’ombra di dubbio la complessità digitale è aumentata: nuove piattaforme, touchpoint sempre più frammentati, percorsi utente non lineari. Ma così lo sono anche le possibilità, a patto che il tracciamento dati sia solido, coerente e privo di errori strutturali.
Un valore sbagliato oggi non è solo un errore tecnico: è una decisione sbagliata domani. È un investimento mal allocato, una campagna che non performa, un cliente perso.
Ecco perché costruire un ecosistema di tracking affidabile non è un’attività sporadica, quanto più un processo continuo, che richiede standardizzazione, controllo, testing e confronto costante con la realtà dei numeri. Quali step seguire?
1. Analisi KPI e piano di misurazione
Ogni implementazione di tracciamento dovrebbe partire da una misurazione guidata da obiettivi, formalizzata in uno strumento di documentazione che definisca: cosa vogliamo misurare? Quali eventi ci interessano davvero? Che obiettivi di business supportano?
2. Gestione del consenso chiara e robusta
Una configurazione solida della gestione del consenso permette al tracciamento di operare coerentemente con le linee guida aziendali nel rispetto della GDPR e delle norme in vigore.
3. Mappatura completa dello user journey
Da dove provengono gli utenti? Dove cliccano? Cosa fanno prima di convertire?
4. Google Tag Manager come hub centrale
Gestire il tracciamento via GTM permette di avere una visione di insieme e maggiore velocità di controllo e aggiornamento, oltre a rendere molte attività indipendenti da quelle di sviluppo della piattaforma.
5. Tracciamento server-side
Oggi non è più un “nice to have”. È lo standard. E i vantaggi sono davvero innumerevoli:
6. Google Ads
Il collegamento di Google Analytics 4 con gli strumenti dell’ecosistema Google, come Google Ads, Search Console, AdSense e non solo, è sempre la best practice per ottenere una visione grandangolare delle performance digitali.
Ma per ottimizzare davvero le campagne, non solo su Google Ads ma anche su Meta, LinkedIn e altre piattaforme, il primo passo è monitorare correttamente le conversioni. Solo così è possibile misurarne con precisione l’efficacia.
In questo contesto, è essenziale la configurazione di Google Tag Manager (GTM) per il tracciamento flessibile e centralizzato degli eventi (acquisti, iscrizioni, visualizzazioni di pagina, ecc.), semplificando anche l’invio dei dati alle diverse piattaforme pubblicitarie.
Interagendo con Google Ads, GTM permette l’implementazione di funzionalità avanzate come il remarketing dinamico, che mostra annunci personalizzati in base ai prodotti o contenuti visualizzati dagli utenti, e le conversioni avanzate che, previo consenso dell’utente, permettono di rilevare dati aggiuntivi (come email o numero di telefono), anche in presenza di cookie limitati o indisponibili.
Questo processo risulta quindi utile non solo a garantire la precisione del tracciamento, ma anche ad aumentare l’efficacia della strategia di offerta.
7. Integrazione con BigQuery
BigQuery consente di superare i limiti di GA4 che restituisce solo dati aggregati. Lo strumento permette di accedere al 100% dei dati grezzi, eliminando approssimazioni e permettendo un’analisi dettagliata di ogni singolo evento.
Grazie a BigQuery è possibile:
In sintesi: se i dati sono il cuore delle decisioni, BigQuery è il motore che li fa muovere.
8. Monitoraggio
Un tracciamento non è mai fatto una volta per tutte. Ogni modifica al sito, nuova feature o aggiornamento tecnico può impattare direttamente la raccolta dei dati. Per questo è essenziale prevedere un sistema continuo di controllo, monitoraggio e alerting.
Fino a qualche anno fa, con Universal Analytics, il flusso di raccolta e analisi era piuttosto lineare e facilmente gestibile: si trattava per lo più di configurare correttamente il codice, definire alcuni obiettivi base e monitorare i risultati attraverso un’interfaccia relativamente semplice e familiare.
Un percorso che possiamo riassumere così:
Sito → GTM client → Universal Analytics → Report
Oggi, con GA4, l’integrazione server-side e BigQuery, le opzioni si moltiplicano notevolmente. Questi strumenti permettono flussi di dati più complessi, personalizzati e scalabili, offrendo nuove possibilità di analisi avanzata e ottimizzazione delle campagne. Di seguito sono riportate alcune delle possibilità.
sito → GTM client → GA4 → Looker Studio
È la soluzione adatta a piccoli brand o aziende con budget limitato. I dati vengono tracciati tramite GTM lato client, inviati a GA4, e poi visualizzati in Looker Studio.
Chiaramente vi sono alcuni limiti come:
sito → GTM client → GTM server → GA4 → Looker Studio
Un buon compromesso tra costi e performance. Aggiungendo il tracciamento server-side (tramite Google Tag Manager Server), si migliorano affidabilità e accuratezza. I tag vengono gestiti dal server, riducendo il rischio di perdite.
Se da una parte quindi i numeri risultano più completi, sicuri e resistenti ad Ad Blocker, è una soluzione comunque non priva di limiti. I report su Looker Studio, in presenza di tanti eventi, possono risultare infatti ancora lenti e poco flessibili.
sito → GTM client → GTM server → BigQuery
Quando il volume dei numeri da misurare cresce, aumenta anche la necessità di strumenti più avanzati. In questo setup, pur passando per GA4, i dati vengono esportati automaticamente su BigQuery, dove possono essere manipolati, arricchiti e analizzati in modo flessibile.
Ecco alcune delle opzioni possibili:
a. BigQuery → Databricks → Power BI
Un esempio tipico di flusso enterprise, perfetto per chi lavora già con stack Microsoft o ha bisogno di elaborazioni complesse.
b. BigQuery → Tabelle ad hoc → Looker Studio
Creando tabelle ottimizzate e query custom in BigQuery, è possibile poi alimentare Looker Studio con dati precisi, veloci e già pronti all’uso. Questo setup risolver i problemi di lentezza e permette di avere a disposizione una reportistica realmente su misura.
c. BigQuery → KPI su misura
In molti casi, BigQuery è utilizzato in modo specifico per calcolare i KPI su misura e coerenti con gli obiettivi di business (es. tasso di abbandono per tipo di device, revenue per cluster di utenti, ecc.).
Queste query possono convivere perfettamente con Looker Studio, Power BI, Tableau o altri strumenti di visualizzazione, garantendo scalabilità, personalizzazione e automazione dei report e rappresentano probabilmente la soluzione più efficace oggi disponibile.
Un tracciamento dati non implementato secondo le best practice non genera errori visibili. Non lancia allarmi. Ma mina silenziosamente ogni analisi, ogni dashboard, ogni scelta strategica.
Se non hai la certezza che il tuo sistema di raccolta sia configurato secondo logiche coerenti con gli standard di qualità, è il momento di intervenire. Non serve ripartire da zero: è sufficiente costruire un’infrastruttura di tracciamento solida, monitorabile e coerente con i tuoi obiettivi di business.
Perché oggi più che mai, il dato non è solo ciò che misuri. È ciò che sei in grado di trasformare in azione.