Il termine cultura aziendale è talmente ampio e inflazionato che sembra comprendere pressoché tutto, ma non voler dire quasi nulla. La sua evoluzione delinea, invece, un racconto affascinante, dove cambiamenti sociali, rivoluzioni tecnologiche e visioni imprenditoriali si intersecano; in sintonia con quanto accadeva fuori dalle pareti degli uffici.
Colletti inamidati e una cultura organizzativa altrettanto rigida sono l’eredità degli anni ’60, quando il concetto di cultura aziendale cominciava appena a farsi strada. Una visione che nel decennio successivo lascia il posto ai frutti del ’68: maggiore presenza delle donne nei ruoli manageriali e più garanzie per i lavoratori; mentre il movimento hippy influenzava il dress code.
I premi produzione, la corsa all’abbassamento dei costi e la necessità di “fatturare” sono gli apporti degli anni ‘80 e ‘90; che molto si discostano dal senso di appartenenza e condivisione sostenuto dai teorici della cultura d’impresa.
Ma è l’ascesa delle start-up nella Silicon Valley, con la loro influenza d’oltreoceano, a mettere più in discussione le responsabilità sociali e personali delle aziende.