Non molto tempo fa, web designer e programmatori agivano su binari paralleli, guardandosi da lontano senza incrociarsi, se non di striscio. I primi progettavano interfacce statiche in Photoshop, mentre ai secondi spettava il compito di tradurre le intenzioni in codice, in un processo che prevedeva una comunicazione ridotta all’osso. Questa separazione netta era terreno fertile per fraintendimenti e compromessi al ribasso: dettagli grafici persi nella traduzione, funzionalità complesse semplificate per necessità, e un inevitabile gioco del telefono tra chi immaginava l’esperienza utente e chi la rendeva reale.
La crescente complessità del Web ha reso la comunicazione tra i due un fattore non più irrilevante, imponendo un approccio a cicli iterativi che richiedono una costante collaborazione. Non si tratta più di passarsi il progetto come in una staffetta, ma di costruire insieme un linguaggio comune, fatto di componenti riutilizzabili e documentazione viva.
Oggi come ieri, l’obiettivo rimane condiviso. La nuova sfida è instaurare un dialogo costruttivo e un modus operandi collaborativo durante tutte le fasi di progettazione e sviluppo, per identificare e risolvere insieme le inefficienze.