Scuola e lavoro tra DAD e autoapprendimento
Academy
Preziosi alleati per istituti d'istruzione e aziende in tempo di lockdown, ma come funzionano? E soprattutto, che cosa c'è rimasto oggi di loro?
«Dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia…sto per firmare un decreto che possiamo sintetizzare con l’espressione “io resto a casa!”»
Era il 9 marzo 2020. È superfluo dirvi da dove questo estratto proviene e chi pronunciò queste parole, è un ricordo nitido per chiunque le legga e per tutti ha un solo significato: l’inizio del lockdown.
Se per qualcuno ha voluto dire un rest forzato dalle attività lavorative, per altri questo ha segnato la chiusura a doppia mandata delle aule e l’avvento dell’allora poco conosciuta didattica a distanza.
Torneremo mai in aula?
Tra improvvise rassegne stampa e cambi di rotta repentini ce lo siamo chiesti spesso.
L’impatto che la chiusura delle scuole ha avuto su insegnanti e studenti è notevole, molte sono state le difficoltà incontrare nel periodo in cui la DAD ha preso piede e altrettante le conseguenze.
Ma se non tutti i mali vengono per nuocere, allora, possiamo dire che la pandemia ha avuto il ruolo di acceleratore di un processo già ampiamente iniziato: la spinta verso l’autoapprendimento. A essere coinvolte non solo le scuole con la didattica a distanza asincrona, ma anche le aziende, con corsi di specializzazione per professionisti.
Dad e Autoapprendimento
Sin dai primi giorni di pandemia è parso chiaro a tutti che il sistema d’istruzione non fosse abbastanza digitalizzato per permettere un rapido slittamento dalla didattica in presenza alla didattica a distanza.
Per gli studenti l’uso dei device non sembra essere stato un grande problema, a essere maggiormente penalizzati sono stati invece i docenti, abituati a un modello scolastico più tradizionale e poco formati nell’utilizzo di nuove tecnologie e relative metodologie d’insegnamento.
Non si tratta semplicemente di avere un diverso luogo di fruizione, la differenza sostanziale tra didattica in presenza e DAD risiede nell’approccio all’ insegnamento e all’apprendimento.
Coinvolgimento
Se per gli universitari e i professionisti il coinvolgimento è auto-indotto, con i più piccoli è tutta un’altra storia. Una verità stabilita dalla didattica tradizionale è che non può esistere apprendimento senza coinvolgimento emotivo e cognitivo.
Emozionare e trasmettere passione ai minori fuori dagli spazi protetti della scuola, e farlo mediati da uno schermo, è decisamente complicato. Significa dover cambiare le modalità, ingegnarsi nella creazione di contenuti interattivi e tener conto che la relazione potrebbe comunque risultare meno efficace.
Vittima principale della didattica a distanza è la socialità. Senza contatto umano non sono possibili confronto, competizione e alleanza, essenziali allo sviluppo delle competenze sociali.
Concentrazione
Lo span di tempo in cui possiamo rimanere concentrati si abbassa notevolmente quando siamo dietro a uno schermo.
Perciò, fruire in DAD di una lezione programmata per essere in presenza può essere improduttivo sia per gli studenti che per gli insegnanti. Inoltre, il linguaggio non verbale, di cui la gestualità fa parte, viene annullato dalla piccola inquadratura della webcam, rendendo l’interazione più difficile e meno efficace.
Autoapprendimento
Ad essere messe in campo nei mesi di pandemia sono state due modalità di DAD: sincrona e asincrona, ovvero la fruizione delle lezioni in tempo reale oppure in differita.
Potremmo paragonare questa seconda modalità all’autoapprendimento; alquanto popolare negli ultimi anni e già preso in considerazione in molti ambienti lavorativi.
A scuola
Quando si parla di autoapprendimento nell’ambiente scolastico ci si riferisce al modello della didattica a distanza asincrona. Per meglio intenderci, siamo di fronte a una DAD asincrona quando i materiali di studio vengono caricati e fruiti in tempi diversi.
Per cui lo studente approfondisce, esegue i test e procede nel percorso rispettando i propri tempi e non più quelli del gruppo classe. Questa modalità funziona molto bene per gli universitari, più responsabili e in grado di autogestirsi.
Per professionisti
Nel settore dei professionisti il trend si è sviluppato per la stessa causa-il lockdown-ma in modo diverso. Molti, che si sono trovati senza nulla da fare, si sono cimentati nell’apprendimento di nuovi mestieri o nella specializzazione del proprio, attraverso l’uso di corsi online sulle piattaforme di e-learning.
Avere maggior tempo per sé stessi significa anche poterlo impiegare per migliorare la propria carriera lavorativa, o per apprendere un’hard-skill in tempo contenuto. Ecco il punto di forza del self-learning: poterlo fare ovunque nel mondo, in autonomia e secondo i propri tempi.
In Azienda
In contesto d’impresa parleremo più di self-learning che di DAD asincrona. Dare spazio alla formazione del personale significa avere dipendenti più preparati e un’azienda al passo con i tempi.
Essenziale per l’offerta è quindi il confronto con il mercato esterno e con altre business line. Dall’analisi di questi dati si possono sviluppare corsi ad hoc, al fine di poter proporre al cliente prodotti e servizi d’avanguardia.
Cosa ci resta della DAD?
Il lato positivo
È innegabile che la DAD abbia modificato il modo di vivere la scuola e il posto di lavoro e che con sé abbia portato non poche problematiche. Ma, se osservassimo l’altro lato della medaglia con maggior attenzione, vedremmo che alcune delle tecniche che siamo stati costretti ad adottare in tempo di pandemia possono oggi rendere il nostro lavoro più produttivo.
Sia dal punto di vista scolastico che aziendale, porre l’accento sul singolo, proponendo attività volte a sviluppare le skill di ciascuno, ci permette di essere professionalmente più attivi. L’autonomia che l’autoapprendimento ci impone, inoltre, permette di avere studenti, ma anche professionisti, maggiormente responsabili e più capaci di gestire tempistiche e scadenze.
Che sia tra docente e studente, o tra manager e stagista, la pandemia ci ha forzati e aiutati a creare rapporti orizzontali; vittime forse anche del sentirsi tutti “nella stessa barca”. Riconoscersi parte di un team facilita lo scambio di idee e permette la formazione di una community aziendale.
Questo mondo sta correndo ed è necessario rimanere al passo con i tempi, reinventarsi, diventare dinamici e competenti in maniera trasversale. Motore del cambiamento senza dubbio l’innovazione tecnologica che-una volta superato lo scoglio del doversi applicare e di dover modificare le proprie abitudini-ci permette di scoprire modi unici di lavorare, apprendere e, in linea generale, vivere.