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Onboarding o “come tenere i talenti in cassaforte”
Dai selfie di gruppo alla caccia al tesoro virtuale, un onboarding coinvolgente può essere la risposta creativa per abbattere il turnover.
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Nell'affascinante gioco di equilibrio tra Privacy e Marketing, i marketer sono sfidati nel trovare la giusta misura tra tracciamento e il rispetto della privacy online. Cookie e GDPR sono i protagonisti, mentre le soluzioni creative si ergono a pilastri di un marketing di successo.
Privacy, uno degli argomenti più dibattuti degli ultimi anni, fulcro di parecchie discussioni che comprendono frasi come “ci stanno spiando”, “mi ascoltano”, “dovresti coprire la fotocamera con lo scotch nero!”.
Affermazioni generate dal fatto che gli ADV dell’ultimo modello di aspirapolvere che hanno appena cercato sul Web compaiono ovunque: bacheche social, pagine e via dicendo, come in una puntata di Black Mirror (chi ha visto la sesta stagione non farà fatica a comprendere a quale episodio si fa riferimento).
Dovrebbe essere chiaro a tutti che non si tratti di spionaggio industriale, anche perché i telefoni di molti di noi non sono materiale poi così interessante.
Sono i famosi cookie, il primo bottone tappato sulla maggior parte dei siti e colonna portante del “digital marketing” fatto bene.
Ma la storia non è così semplice. C’è tutta una porzione di figure professionali a cui poco si pensa se non ne si conoscono ruoli e mansioni: i marketer, le cui sfide sono aumentate notevolmente da quando possiamo parlare di “marketing misurabile”.
Una professione in eterno conflitto. Se da una parte ci si confronta con responsabili della protezione dati che rifiutano qualsiasi tracciamento, compreso quello dei cookie tecnici per il salvataggio delle preferenze, dall’altra si rischia di imbattersi nel tracciamento non sicuro degli utenti “anonimizzati”.
Capite che, in una realtà sempre più orientata verso la garanzia della privacy online, la domanda più scontata è:
Il nostro compito oggi è aiutarvi a comprendere meglio come orientarvi in questo mondo ibrido, a cavallo tra tecnologia e creatività, programmatori e direttori creativi.
Prendiamoci quindi un momento per esaminare il passato e immaginare il futuro.
Con il proliferare delle tecnologie di tracciamento, il targeting e il retargeting sono diventati la norma.
Il termine targeting si riferisce alla strategia di identificare e raggiungere un pubblico specifico in linea con il servizio o il prodotto da promuovere, mentre il retargeting è una forma di targeting che mira a raggiungere gli utenti che hanno già interagito con un marchio o un sito web, per mantenere vivo il loro interesse e aumentare le possibilità di conversione.
Attualmente, ci sono più di 5 miliardi di utenti online e la maggior parte delle loro azioni viene monitorata in modo anonimo e consensuale. Non è difficile immaginare la quantità di dati raccolti ogni giorno, lo è invece capire come tutto ciò avviene.
Non si tratta solo di moduli di contatto o iscrizioni: ogni scroll di pagina, clic, visualizzazione sullo schermo o risposta ai messaggi, ogni azione compiuta su un browser web o applicazione mobile è tracciabile (compreso l’uso di hardware come la telecamera e il microfono).
Avete mai sentito parlare di Google Tag Manager? Si tratta di uno strumento che consente di gestire in modo centralizzato e semplificato i “tag” di tracciamento, dove la parola tag indentifica tutti gli eventi sopra descritti.
Ma fino a che punto è garantito l’anonimato? Questo dipende da una serie di normative che si occupano di tutelare la privacy online fin dagli anni ’80.
Primo baluardo della privacy online è il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), con il quale si sono introdotte nuove norme a tutela degli utenti: dagli obblighi sull’informativa, alle autorizzazioni, al consenso, fino alla regolamentazione dei tracciamenti dati.
Con la pubblicazione del GDPR è diventato fondamentale per le aziende uniformare i processi e adottare misure trasparenti per proteggere la privacy dei loro utenti.
Un cambiamento intercorso in un lasso di tempo davvero breve, costato multe e sanzioni a chi non si è mosso rapidamente nell’adottare l’informativa cookie.
Tra aggiornamenti dell’ultimo minuto e implementazioni non funzionanti, tutti hanno compreso l’importanza di proteggere i dati dei propri utenti.
Facciamo un passo indietro per non rischiare di perdere per strada nessuno dei nostri lettori.
Cosa si intende per cookie e cookie bar? Quando parliamo di cookie ci riferiamo a piccoli estratti di codice che vengono salvati sul dispositivo dell’utente durante la navigazione, per raccogliere informazioni sulla sua attività e proporre un’esperienza quanto più possibile su misura.
Con “cookie bar” si intendono invece le notifiche o i banner che appaiono sui siti web per informare gli utenti sull’utilizzo dei cookie: tutti voi ne avrete flaggati almeno una decina solo nelle ultime due settimane.
La nascita delle “cookie bar” è stata un fenomeno alquanto interessante, da cui provengono esperienze davvero degne di nota.
Un giro su questi siti vi servirà a farvi un’idea.
• Moooi.com: dove il design rende l’accettazione dei cookie un’esperienza immersiva.
• Declamatuus.fr: Spy Pharaoh è il suo nome, e lui il protagonista di un’esperienza intrigante perfettamente in linea con la comunicazione del brand.
Tutti i siti soggetti al GDPR sono oggi, almeno all’apparenza, conformi alle sue normative. Ma si sa, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e in questo caso anche un bel po’ di tecnica che un buon marketer non può non conoscere.
A causa dell’aumento d’attenzione sulla privacy online, le grandi aziende IT si sono trovate a confrontarsi con una nuova sfida: la riconfigurazione degli algoritmi. Battaglia condivisa con i colleghi marketer che, d’altro canto, devono gestire una maggiore complessità nel tracciamento degli andamenti.
Capite bene che, in un contesto ricco di variabili, i dati sono più che mai cruciali. Non si può più prescindere dal misurare le prestazioni dei processi (quelli che sono indicati come KPI) ma anche dall’ottimizzazione delle strategie.
La tecnica vuole la sua parte. Implementare soluzioni di tracciamento server side, spostando la raccolta e l’elaborazione dei dati direttamente sui propri server anziché affidarsi a terze parti, aiuterà a migliorare la sicurezza e garantirne la conformità.
Fondamentale è poi incorporare il concetto di “privacy by design”, cioè implementare fin dall’inizio la protezione dei dati nel processo di sviluppo delle strategie di marketing. In questo modo, si garantisce una gestione più efficace dei dati personali degli utenti e una maggiore corrispondenza alle normative.
Sono problematiche a cui non esistono risposte semplici o univoche. Tuttavia, esistono formazione, pratica e conoscenza della materia. Nella gestione delle sfide quotidiane, il nostro compito è quello di supportare volta per volta i clienti, per fornire loro soluzioni efficienti quanto più vicine possibile ai loro valori e al loro modo di operare.
Ci sono mondi collegati che abbiamo solo accennato e che vorremmo approfondire.